La spinta della tech economy alla volata di Donald Trump

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Hollywood si è schierata in massa a favore dei Democratici, ma in queste elezioni la differenza l’ha fatta la Silicon Valley? Nella complessa formula messa in campo da Donald Trump, che riunisce gli interessi sia della classe alta sia di quella bassa dell’economia americana, un ruolo importante è stato svolto dall’economia delle startup.

Oltre le cronache delle convention, megafoni della propaganda politica, non è stata analizzata a fondo l’influenza che la tech economy, l’economia delle startup e il venture capital hanno avuto e continueranno ad avere a più livelli.

Il coinvolgimento di J.D. Vance come candidato alla vicepresidenza di Trump ha acceso gli interessi dell’intera industria delle startup. Dietro il ticket Trump-Vance, si nota l’influenza intellettuale ed economica di Peter Thiel, mentore e sostenitore finanziario e professionale di Vance, fin dai tempi dell’università e poi nel mondo del venture capital, fino alla sua candidatura al Senato per l’Ohio e oggi alla vicepresidenza degli Stati Uniti.

Peter Thiel è stato ed è un sostenitore di Trump, sebbene abbia espresso qualche ripensamento riguardo alla sua prima presidenza, rimanendo contrario a sostenerlo nuovamente fino all’annuncio del ticket Trump-Vance. È uno degli architetti dell’economia dell’innovazione, ex accademico a Stanford, che ha lasciato la carriera universitaria per fondare e finanziare startup. Nel suo libro, divenuto quasi un cult tra startupper e imprenditori (e non solo), Zero to One, si possono leggere le strategie politiche ed economiche che hanno plasmato la Silicon Valley negli ultimi decenni e che potrebbero delineare il futuro della prossima presidenza americana, quella che Trump definisce l’“Età dell’Oro”. Forse sarebbe più accurato chiamarla “l’Ultima Corsa all’Oro-Tech”.

Peter Thiel è anche uno dei membri di un esclusivo gruppo di investitori noto come la ‘PayPal Mafia’, composto dai fondatori di PayPal, tra cui Elon Musk, con il quale ha fondato e supportato diverse startup, tra cui SpaceX. Thiel ha contribuito allo sviluppo di numerose startup, scaleup e unicorni, da Facebook alla sua Palantir, una startup innovativa specializzata nell’analisi dei big data tramite intelligenza artificiale, con il Pentagono americano tra i principali clienti.

L’alleanza tra Vance e Thiel ha catapultato Elon Musk nella scena politica, con endorsement, finanziamenti e un sostegno alla sua candidatura nel governo di Trump che hanno dato una forza e una caratterizzazione notevole. 

Oggi Musk incarna l’immagine del genio-imprenditore, simbolo di un’economia americana che investe nella costruzione di monopoli privati: basti pensare ai 465 milioni di dollari ricevuti dal Dipartimento dell’Energia per Tesla nel 2010 o ai 2,6 miliardi di dollari dalla NASA nel 2014 per sviluppare veicoli spaziali con SpaceX.

Musk sta dominando lo spazio, almeno quello intorno alla Terra, quasi ironico per un Paese che ha sempre visto nell’antitrust uno strumento per frenare i monopoli. Mentre noi ci chiediamo cosa significhi monopolizzare lo spazio, l’Europa arranca su come fare una legge che regoli direttamente i razzi spaziali. Immaginiamo un asteroide in rotta di collisione: Musk potrebbe essere l’unico a disporre di una flotta di razzi per lasciare il pianeta. E allora, in caso di emergenza, chi verrebbe salvato? È una domanda che lascia riflettere, ma soprattutto: quale sarebbe il principio che salverebbe pochi?

Ma mentre una parte dell’economia dell’innovazione ha preso posizione, possiamo notare come altri protagonisti dell’economia americana, come Warren Buffet nel settore finanziario e Jeff Bezos nel settore tech, abbiano scelto di rimanere neutrali, evitando di finanziare o supportare apertamente qualsiasi candidato. Tuttavia, ci sono stati sostenitori di Harris, come Bill Gates e Reid Hoffman (anche lui membro della sopracitata PayPal Mafia).

A elezioni vinte, è chiaro che Trump abbia attirato l’interesse di imprenditori con visioni simili alle sue, ma la scelta di coinvolgere le icone dei nuovi dream man tutti proiettati verso il futuro, innovatori e investitori, ha contribuito a delineare una visione di un’America orientata al progresso, che ha dato forza, caratterizzazione e identità alla campagna.

L’America abbraccia nuovamente la figura dell’imprenditore che diventa Presidente degli Stati Uniti. Si può davvero archiviare il conflitto di interessi, che dovrebbe tutelare gli interessi di tutti? In passato, in America, Reagan, un attore, è diventato presidente degli Stati Uniti. È questa la rivincita della scena delle startup? Vale la pena ricordare che è proprio in questo settore che nascono i lavori del futuro. Sarà più facile, in America, vedere in futuro come prossimo presidente una figura come Elon Musk (non lui che non può in quanto non è nato negli USA, o la prima donna? In Europa e in Italia abbiamo superato il gender gap delle leadership al femminile, mentre sul fronte dell’innovazione e della creazione di nuove economie, abbiamo ancora tanto da imparare dal mindset e dal pragmatismo degli americani. Ed è proprio la vittoria di Trump che potrebbe avere un ruolo chiave nello stimolare l’Europa a essere più decisa, più unita, più forte anche sul fronte dell’economia, della tecnologia, dell’innovazione così come ha già dimostrato di essere su quelli della regolamentazione e della sostenibilità, diventando così maggiormente rilevante sullo scenario globale. (nella foto un collage con Trump, Musk, Vance e Thiel, le immagini provengono dai siti e dai profili social delle persone raffigurate)

Antonio Prigiobbo è giornalista, autore , fondatore e direttore NaStartup

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