28° regime ed EU Inc, il progetto di un ecosistema startup senza confini

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In uno scenario europeo dove le aziende sono costrette a operare all’interno di un mercato unico che però le costringe a imbattersi in diversi ostacoli e criticità come burocrazia e regolamentazioni differenti a seconda del Paese membro, il 14 ottobre è stato dato il via a una petizione  che a oggi ha già raccolto circa 11mila firme a favore di startup e aziende che vogliono innovare. Come si legge, l’ambizioso obiettivo della petizione è quello di far diventare l’Europa “la sede delle aziende più preziose e innovative del mondo e una calamita per i migliori talenti nella robotica, nella tecnologia climatica, nell’intelligenza artificiale, nella produzione e oltre”. 

Il 28° regime, che cosa è e perché c’entra

Il contesto da cui nasce la petizione riguarda quello che oggi viene definito “28° regime”: la creazione di un nuovo regime giuridico unico e armonizzato che operi parallelamente ai regimi nazionali esistenti nei 27 Stati membri dell’UE. Per “unico” si intende che alle imprese sarebbe garantito, qualora lo volessero adottare, un set di regole applicabile in tutti gli Stati membri, evitando così le differenze di regolamentazione nazionali che spesso rendono complicato e oneroso operare oltre i confini nazionali.

Il benchmark: la Delaware C Corporation

A oggi il 28° regime così come viene prospettato, ricorda qualcosa di già esistente e molto familiare in USA: la Delaware C Corp. La Delaware C Corporation è una forma di società statunitense incorporata nello stato del Delaware. È molto popolare tra le startup e le grandi aziende grazie ai vantaggi fiscali, legali e di governance che lo Stato del Delaware offre rispetto ad altri Stati americani. La designazione fiscale “C Corporation” identifica una società tassata separatamente dai suoi proprietari. A differenza delle S Corporation, le C Corporations sono tassate come entità indipendenti dai loro azionisti: i profitti della società sono tassati a livello aziendale, e gli azionisti sono tassati sugli eventuali dividendi ricevuti (doppia imposizione). Le Delaware C Corps possono quindi emettere più classi di azioni, offrendo flessibilità per attrarre investitori di diverse tipologie come appunto venture capital e private equity. Ciò rende questa struttura particolarmente apprezzata da startup e aziende in crescita che desiderano attrarre investitori. Inoltre, a livello di privacy, il Delaware non richiede la divulgazione pubblica dei nomi degli amministratori o degli azionisti, garantendo una maggiore privacy per i proprietari dell’azienda.

Il 28° regime, tutti lo vogliono: le “ricette” di Letta e Draghi

Quello del 28° regime è un tema molto caldo già affrontato da diversi attori politici, come quelli nostrani: Enrico Letta e Mario Draghi.

Nel report Much More than a Market di Letta si legge infatti come “Il 28° regime rappresenterebbe un vero e proprio cambiamento per le PMI, consentendo loro di sfruttare finalmente tutto il potenziale del mercato unico” e  “affronterebbe e supererebbe direttamente l’attuale mosaico di normative nazionali, agendo come strumento chiave per sbloccare il pieno potenziale della libera circolazione all’interno dell’UE”. 

Nell’oramai soprannominato “Rapporto Draghi”, l’ex primo ministro italiano cita il 28° regime come un aiuto per accelerare la decarbonizzazione europea rispetto alle sue deadline, portando come esempio quello delle reti energetiche – a oggi difficili da sbloccare per le autorizzazioni richieste, la mobilitazione di finanziamenti pubblici o privati adeguati e l’innovazione di impianti e processi: «Questo regime dovrebbe ridurre la durata delle procedure nazionali e integrarle in un unico processo, evitando che i progetti siano bloccati da singoli interessi nazionali». Non solo, ma sempre secondo Draghi, “se l’UE non è in grado di istituire un regime speciale per le imprese innovative nell’ambito delle procedure ordinarie, si potrebbe esplorare, nell’ambito di una cooperazione rafforzata da parte degli Stati membri disposti a collaborare, un 28° regolamento volontario sulle imprese che armonizzi la legislazione in materia di diritto societario e di insolvenza, nonché alcuni aspetti chiave del diritto del lavoro e della fiscalità, da rendere progressivamente più ambiziosi”.

La petizione di EU Inc

Tornando alla petizione, il movimento di base che l’ha lanciata è sostenuto da imprenditori e VC che hanno già dato un nome alla possibile nuova forma societaria che si ispirerebbe al 28° regime: “EU Inc”, una struttura aziendale paneuropea standardizzata. Gli ideatori puntano alla presentazione della petizione entro il 31 dicembre, proprio perché il momento è caldo: tra sei settimane i nuovi commissari dell’UE inizieranno a lavorare sulla loro agenda per i prossimi cinque anni.

Tale EU Inc sarebbe quindi una risposta europea al Delaware C Corp, e proprio perché creata sotto il 28° regime, secondo i promotori questa nuova entità stabilirebbe le fondamenta istituzionali per la futura competitività dell’Europa, producendo rendimenti esponenziali. La nuova entità che i sostenitori auspicano prevederà di:

  • standardizzare i processi di investimento per consentire autentici investimenti paneuropei;
  • istituire un programma unificato di stock option per i dipendenti per condividere più ampiamente il successo delle startup;
  • semplificare le operazioni transfrontaliere, come l’occupazione e i flussi di capitali;
  • digitalizzare completamente il processo di costituzione, riducendolo a poche ore, interamente in inglese e online.

Con risultati come: 

  • una scalabilità più rapida;
  • più successi di mercato potenziali;
  • un afflusso di capitale globale

Secondo i promotori dell’iniziativa, l’Europa diventerebbe “il posto migliore per costruire un business rivoluzionario e la rampa di lancio per le aziende più grandi e di maggior impatto del futuro”. In merito, proprio uno dei quattro leader della petizione, l’imprenditore e investitore Andreas Klinger, ha fatto notare come tutte le sue prime aziende siano finite per essere Ltd del Regno Unito, proprio perché “all’epoca la capacità di distribuire quote era troppo tortuosa in posti come la Francia o la Germania”. 

Insomma, una iniziativa che potrebbe contribuire notevolmente alla crescita dell’ecosistema innovativo europeo, nonché al suo numero di scaleup. (foto di Lukas S su Unsplash)

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